giovedì, dicembre 26

(Vecchia) lettera d'amore mai data

Vorrei parlare e non posso, ho molto da dire, niente che riuscirò a dirti, o non come vorrei
come ho immaginato, mancherà l'atmosfera, mi mancherà la freddezza e a te non mancherà,
non potrai capire quello che direi e se potrai non vorrai capirlo, e i miei pensieri resteranno in me,
senza vibrare nell'aria, senza poter perdersi nel vento, e non dovrò vedere nei tuoi occhi quello che già so,
quello che non sai, a cui non voglio rassegnarmi, a cui non puoi non farlo.

E ho parlato di tutto quello che vorrei dire senza dirlo, come decido tutto quello che vorrei fare senza farlo,
perché non mi espongo, vivo nel sogno (...scrittura incomprensibile...)
convinto che sperare mi salvi dall'apatia, anche se mi salva lasciandomi la mano,
e io cado, pieno di tristezza, almeno pieno di qualcosa.

mercoledì, dicembre 11

Ehi, sorriso

Aveva il sorriso facile. La chiamavano così, ehi sorriso. Si girava sempre. A volte ci provava a non girarsi, uno, due, tre..si voltava. Un bacio, un altro. Ehi sorriso. Era spesso silenziosa. A volte non apriva bocca per settimane. Settimane ferma, immobile, la bocca iniziava a farsi domande, si chiedeva se mai si fosse mossa. Poi qualcuno, ehi sorriso, e si ricordava. Quando era vicina ai sacchi, annusava quel che c’era. Trovava le sue ragioni in quegli scarti. Provava a ricostruire vite e mani. Le mani che avevano toccato, che avevano mangiato e che avevano buttato. Non crederci a tutte quelle storie. Glielo dicevano sempre, e lei, non rispondeva, si limitava a sorridere. Ehi sorriso. Ehi amico. Un giorno parlò. E non capì, non capì perché parlassero, le persone. Sorridere le bastava, le bastava a capire, e lo capiva. Le parole, la facevano sorridere.

mercoledì, dicembre 4

Ossessione

Quando si parla, quando si scrive, è sempre bene tenere a mente che qualsiasi discorso si faccia riferiti a secondi e a terzi, si sta parlando di sé, solo di sé, esclusivamente di sé. Non si sta aggiungendo nulla a nient'altro. Nemmeno una briciola di significato.

lunedì, maggio 27

Il direttore di banca

Infami gli spruzzi proseguivano nel loro canto, incuranti di tutti quelli che passavano imperterriti ed imperturbabili. Perturbali. Così lo spruzzo diceva. Gli altri spruzzi si impegnavano. Si lanciavano al vento forti, sprezzanti delle altre gocce di umidità, sprezzanti dell’aria che fendevano. Noncuranti dell’attrito. Cercavano di raggiungere le altre gocce, di unirsi, di diventare più forti. Tensioattivatevi. Così diceva lo spruzzo. Il maestro capo dell’effetto bagnante. E però stava fermo. A guardare i suoi compagni, i suoi discepoli, seccarsi l’uno dopo l’altro sull’asfalto caldo, bollente, ma ormai umido. Il vapore si alzava, le anime dei suoi discepoli. Fedeltà e miraggio, questo lui chiedeva da loro. Nulla di più, nulla di meno. E se ne stava lì, a comandare il resto, e avendone piacere. Un piacere perverso, per uno spruzzo. Lo spruzzo spruzza. Si ricordava, quel che gli diceva sempre il saggio delle onde dell’ovest. Lo spruzzo spruzza. Lui non spruzzava, lui faceva spruzzare gli altri spruzzi. In fondo non era così felice, non era così contento. Anzi, si sentiva molto poco spruzzo in realtà. Sognava di essere un direttore di banca. E per quanto si rendesse conto che nessuna banca lo avrebbe mai assunto, perché preferiva rendere schiavo del lavoro per lei un uomo. Che son più irrigidibili dell’acqua e degli spruzzi, e son più facili da comandare. Lui, però, voleva esser rigido. Stava sempre lì, sempre fermo e sempre immobile. Mentre gli altri spruzzavano, lui dirigeva, e sperava di diventare un giorno quello che non sarebbe mai potuto essere. Profondamente infelice, l’unica sua soddisfazione era di avere un potere sugli altri spruzzi pur non sentendosi come loro, sentendosi superiore. Per quanto il vapore dell’anima ignota di quegli spruzzi freddi, sembrava più felice della sua anima vuota di spruzzo immobile. Un giorno, vide mille dei suoi compagni su quella terra bianca, sabbiosa, e spugnosa, che non si bagnava mai. Tutti morti, era rimasto solo. Non aveva più nessuno da dirigere. Non si sentiva più superiore a nessuno. E visse ancora per molto tempo, spostandosi di banca in banca, cercando di trovare un senso alla sua padronanza nel comando, a dargli una scatola da riempire. Ma la scatola non la trovava, andava su ogni pianta di tutte le banche. Cercava di studiare i movimenti di tutti i direttori che poteva vedere. Ma nulla, non riusciva a seguirli, era molto più adattabile, molto più flessibile di loro, per quanto si sforzasse, scivolava sempre dalle foglie, e lentamente si spostava in altre piante di altre banche. Una volta, addirittura riuscì a cadere sulla pianta di un ufficio di un direttore. E lì si sentiva bene, guardava il lavoro, e vedeva che non era poi così difficili, bastava non esser umani, e lui ci riusciva benissimo. Riuscì a scalare i quadri. Saliva la gerarchia delle banche, quella stima di sé raggiunta dalla visione lo aiutò. Erano pochi giorni alla sua promozione. Sarebbe diventato direttore centrale della banca del fondo internazionale dei caduti in miseria, e fu lì che conobbe un generale. Dio quanto era ancora meno umano di lui. Entrò in una profonda crisi, fu un po’ più umano, e il suo rendimento alla banca cedette. Cercò di smettere di pensare al generale. Voleva essere lui, voleva avere il potere di mandare a morte gli altri senza una parola, senza un rimorso. Come faceva a star bene se non poteva nemmeno infelicitare il prossimo. Che poi il prossimo era sempre più felice di lui. Che fosse uomo o fosse spruzzo. A volte pensava che se avesse spruzzato e basta, forse si sarebbe sentito bene. Poi per fortuna si riprendeva, e tornava ad essere infelice come sempre, ma con grandi solide e irraggiungibili ambizioni.

domenica, maggio 26

Oltre il pozzo

Incredibilmente rabbioso non capisce più dov’è il mare e dov’è il cielo. Chi è la madre chi è il padre. Cos’è maschio e cosa è invece femmina. Ma chi sei,   tu chi sei? Tu che mi guardi con occhi allegri e poi tristi, prima sereni e poi disperatamente nostalgici. Chi sei tu? Ammazzami in questo fiume di vetro che mi taglia ogni fiaccola di energia sparita. Ammazzami tu, che ne hai la possibilità. In quale paese vivi? In quale vita nasci? In quale vita esci? E poi soprattutto la morte,  a trovar te, o a trovare noi, che ci alziamo nell’ombra serena di un fanciullo impaurito. Secondo solo al suo battito immenso di un cuore che pompa solo sangue fresco e nuovo,   e note volano in strappi di lasciti vani. E che fai fratello. E cosa sei sorella. E tu amico mio dove pensi di andartene? E tu amica mia mi hai mai amato? E tu compagna mi hai mai voluto bene? Dove sono gli opposti? Dov'è il punto di arrivo? Dov’è il punto dove inizi a capirci qualche cosa. Io non lo trovo, destriero. Io non lo trovo, il mio cavallo, che mi porta dritto e sicuro oltre il pozzo. Il pozzo. E non trovo un cavaliere, ne una dama, ne un cavallo. Nemmeno il re e la regina. E non trovo nulla, e dico basta, quando già non ce n’è più. Che dici basta a fare? E io che ne so, non mi capisco. E se mi capisco, mica c’ho le palle. E se c’ho le palle, mica voglio usarle. Che mi basta una gioventù bruciata e una sigaretta succhiata per riprendere il varco verso l’inferno dell’anima. E l’anima brucia e salta e svampa amore, e tu lo blocchi, perché la gente è cattiva tesoro, la gente è cattiva. 

Polvere

In polvere. Il mio cuore in polvere non riesce più a spremere sangue e mandare passione al resto del corpo. Non arriva più, c’è solo una fredda pompata nervosa del cervello, si fan le cose.

lunedì, maggio 6

I PICCIONI VIAGGIANO

Il bosco era forte di umido e amaro. I gufi iniziavano a posizionare le loro tende sugli alberi accesi, pronti a far fuoco. Spara capitano, grida uno. Nord-est, via, si vola. Il gufo mastro cazza la randa, spiega la vela, e corre nell’orizzonte destro. E’ dura a dirsi, ma ha un fiato da cinciallegra, neanche fosse uscito fresco fresco da un drive-in. Prende la vecchia pala e inizia a scavare. Inizia a scavare. Il piccione arriva, viaggia, e si poggia su di lui. Si era dimenticato che era solo un gufo, e tra lui altri uccelli se ne ricordarono.

lunedì, marzo 4

Indottrinamenti

Quando avrò una bambina
                                                     - o se mi va male un bambino -
non le racconterò mai                    
                                                     - e appenderò la madre a un gancio per maiali 
                                                        a testa in giù se lo farà -
per nessun motivo al mondo
una fiaba che finisce con: 
'...e vissero per sempre, felici e contenti.'

sabato, marzo 2

Questo pensare

Mi son dimenticato come si pensa.
Mi son dimenticato come si pensa.
Ho letto un pezzo di un libro, in questo libro, su questo pezzo di questo libro, questo autore che ha scritto questo pezzo di questo libro, ha pensato con la sua testa di autore che ha scritto questo libro, nonché questo pezzo, che questi periodi, e con questi periodi non intendo questi questi, ma intendo quei periodi dove visse questo autore che scrisse questo pezzo di questo libro del quale vi sto parlando proprio in questo momento. Questo autore, dicevo, con questa sua testa, pensava, pensava, pensava. Quindi rifletteva su questo e su quest'altro. E questo sta lì che riflette, passeggiando vicino a questo fiume di nome Danubio, e ad un certo momento, pensando e riflettendo, capisce questa cosa, di cui fra qualche momento a partire da questo momento, vi parlerò. Capisce che questo uomo occidentale comodo in queste comodità, questo uomo che guarda un sacco di questa cosa che si chiama televisione, ed è bombardato da queste ore di questa pubblicità. Questa pubblicità in generale. Questo uomo cerca sempre questo o quest'altro, questi stimoli nuovi, e continuamente nuovi, questi stimoli che perdono questo valore interno che prima avevano in sé. Questi ora rimanendogli solo questa caratteristica di novità, questo valore di cambiamento continuo. Questi stimoli sono cose apprezzate in quanto nuove. Appena invecchiano queste cose, non sono più apprezzate da questo uomo. Il valore di questo stimolo non è questo stimolo ma è che lo ha davanti da meno di 60 di questi secondi. Ci siamo capiti su questo? Ecco che questo uomo, perde questa capacità che aveva di pensare, questo riflettere. Questo uomo, secondo questo autore di questo pezzo di questo libro, ha paura di pensare, preferisce questa pubblicità incessante pur di non stare solo con se stesso. Questo autore che ora vi sta scrivendo queste righe. Questo io, si sta rendendo conto di questa cosa: ha dimenticato come si pensa. Sta imparando questa cosa di nuovo. Questo io, quando ri-imparerà a pensare ci tiene a farvi notare che avrà terminato questo senso di questo piccolo pezzo. Questo è un auto-augurio dell'io di questo pezzo. E questo pensare, come questi filosofi di cui parlano tutti questi altri, non è questo male male alla fine di questa storia.

venerdì, marzo 1

Le palle di dio(parte 2)

(...però) ho tanto contro chi non si rende conto che se la sta scegliendo. Ho tanto contro chi non lo capisce. Contro chi davvero ci crede a quello che si sta raccontando. Contro chi dice 'E' colpa della società'. Ma fanculo, testa di cazzo, sei tu, tu solo, solo tu. Società un paio di palle. Mi piacerebbe solo che si avesse il buon senso di prendersi la responsabilità delle proprie scelte. Invece che dare la colpa agli altri. Ditelo, che non avete le palle. Ditelo a voi stessi. Vivete meglio. Magari scoprite semplicemente di non avere ambizioni. E chissenefrega. Buon per voi, non dovrete farvi un culo così. Però non venite a lamentarvi che è colpa del trauma che avete subito in infanzia se ora siete così - quando avevate due anni e tre mesi e dodici giorni ed eravate felici e spensierati e innocenti e proprio allora avete visto due papere che si scopavano un orso. Fanculo. Siete voi che siete così. E va bene. E si è tutti belli quando non si fa finta di essere chi non siamo. Quando non proteggiamo la faccia dietro scuse di merda. E dietro maschere di merda. Cazzo, sei timido/stronzo/presuntuoso/viscido/puttaniere/superficiale. Si-i-lo dio cristo, non ti uccide nessuno. Però abbiate le palle di capire che siete quello che volete essere, qualsiasi scusa poi vi inventiate per giustificare l'essere quello che volete essere. Ma forse vaneggio, forse do troppo potere all'uomo, in fondo ognuno è quel che è. Si può cambiare davvero? Non so. A volte me lo chiedo. A volte mi chiedo se son cambiato davvero. O se resto sempre il solito stronzo. Ma non stavo parlando di me, perlomeno non in maniera così diretta. Uno, per la mia personale opinione, può essere esattamente quello che è, e stare da Dio. Finché non cerca di essere diverso. Finché non inizia a scusarsi per come è, con se stesso prima di tutto. Se smette di dire sono fatto così, e inizia a dire ho fatto così. Finché non scarica responsabilità ad altri, quando riguardano solo se stesso. Insomma mi avete capito, prendetevi le palle in mano e dite che siete così come siete perché in qualche angolo del vostro cervello di merda solida geometrica (quindi con molti angoli) lo volete essere, non abbiate paura di esserlo. E perché poi? Aver paura di essere qualcosa vi ha mai aiutato? Vi ha mai non-fatto essere la cosa di cui avete paura di essere? Vi ha mai fatto essere quello che pensavate di voler essere? Io non credo. Credo vi abbia solo fatto sentire più cretini. Io solo una cosa posso aggiungere, a parte che il prossimo post lo scrivo da ubriaco [questo risaliva alle 4.30am del 28/2/2013, N.d.W.] perché non ce la faccio più a sentire i consigli di mistersotuttoio qui dietro al centro dei miei occhi: che siete esattamente quel che volete essere in ogni momento. E' che magari non lo sapete cosa volete essere. Ma lo siete, senza se, e senza ma. Magari impazzireste, magari sarebbe più divertente, ma ci vogliono energie, e anche lì bisogna essere decisi. E siamo una massa di amebe umane, riconosciamolo. Siam così pigri che piuttosto di andare fin dall'altra parte della stanza per indossare la camicia di forza, preferiamo direttamente non impazzire.

mercoledì, febbraio 27

Sette

Sette. fanciulli. Sette bicchieri di sambuca, da fermi, al caldo, sono la soglia che porta dall'inferno della sobrietà al paradiso della brillezza. Ora facciam cantare sto cervelletto del cazzo. Così si distrae e non rompe i coglioni. Ehh, brutto quando manca l'argomento? Di che parliamo? Di alcol, parliamo di alcol. Che tanto siamo qui, in tema. Un momento fanciulli che mi riempio il bicchiere. E' dura scrivere e vivere, è dura farlo, è dura quando è dura, è dura quando non dura. Insomma. ragazzi è sempre dura. Un momento, il bicchiere. Ok, dov'eravamo? Merda odore di uovo nel bicchiere. Lo sento sempre. L'odore di uova nel bicchiere. Non capisco se è il vetro, se è il detersivo, se è il bicchiere, o se sono io, che sento l'odore di uovo nel bicchiere. Una roba atroce. L'alcol l'alcol l'alcol. Beh c'è chi dice che non lo fa ragionare, c'è chi dice che lo fa sentire meglio. C'è chi dice che è la sua musa. Chi dice che è la sua droga. Chi dice un sacco di cose. Io dico. Nulla. No, io non dico nulla. Cioè, per me, ognuno prende l'alcol nel modo che più gli piace prenderlo. Cioè se a uno piace nel culo, per intenderci, l'alcol lo prenderà nel culo. E c'è chi lo fa ragazzi, c'è chi lo fa, con tampax, vodka, e poca fantasia. C'è anche chi se lo mette negli occhi. Arriva prima al cervello. Grazie al cazzo. Però non ti inietti con una siringa l'alcol nel cervello. E allora perché cerchi di versartelo dentro? Che poi ti distrugge la retina. Per intenditori rincoglioniti insomma. La moda dell'alcol. Il divieto dell'alcol. Fammi bere che non ce la faccio. L'alcol, secondo me non è che una scusa per fare quello che vorremmo fare e non facciamo. Non è che uno tradisce la figliola per colpa dell'alcol. Tanta gente beve e non tradisce la figliola o il figliolo. Lo voleva fare, faceva in modo di reprimere il desiderio, non perché ci credesse magari, perché si pensa si debba fare così, beve, questa repressione non motivata sparisce. La figliola o il figliolo sono belli che cornuti. Però figlioli e figliole, lo voleva fare, che fosse ubriaco è la scusa che dà a se, a te e a chi gli crede. Gli effetti fisici son tutti chiari, riduzione di riflessi, di intelligenza, di capacità di seguire un discorso serio e più articolato di oh, questo ahahah, oh quello ahahah, oh qui ohohoh ecc ecc. Si, ci mancherebbe. Ma non è quello che è scambiato per ubriachezza. O non sempre secondo me. Io penso che quello che è scambiato per ubriachezza sia l'onestà delle persone che non pensano più alle conseguenze delle loro azioni e si comportano come vorrebbero comportarsi se non avessero paura. Cioè, se questo vuol dire essere più stupidi, fa diventare più stupidi. Credo che l'alcol mostri tutto lo stacco che c'è tra la personalità sociale e la personalità spontanea. Più una persona è centrata in se stessa, più la sua personalità è integra, meno l'alcol avrà effetti diversi da quelli meramente fisici, che tra l'altro sono controllabilissimi. Si diceva che Socrate, per quanto bevesse, non si ubriacasse mai. Chissà. Avrei voluto sfidarlo. Il nostro caro Socrate con la sambuca. Ma io avevo in mente altro, volevo vaneggiare, mica dire stè cose. Buonanotte fanciulli.
Quanti bicchieri di sambuca ci vogliono per ubriacarsi? Cinque? Sei? Sette?
Bottiglie?
Lo scopriremo presto. E' il quarto. Ancora niente dalla zona rossa.

Le palle di dio (prima parte)

Qualche volta mi fermo a riflettere. Ora son proprio costretto a star fermo a riflettere. Sei giorni di quarantena in casa in fondo. O rifletti, o ti fai le pippe, che in fondo è anche un po' la stessa cosa. Però non so, non mi piace più tanto, riflettere. Ci ho perso un po' il gusto. Credo sia per questo che scrivo peggio. In fondo qualcuno diceva che solo chi ha l'anima tormentata può scrivere, solo chi si sente solo come un cane, e totalmente incompreso, può scrivere per cercare di capirci qualche cosa. E se uno poi si sente compreso? O se poi uno non ha più bisogno di sentirsi compreso perché capisce che non c'è proprio nulla da comprendere? Allora che succede? Magari che non scrive più, o non bene quanto prima. E io vorrei che la mia anima si dileguasse in righe sciolte, e spaventasse sé stessa con pensieri che non ha mai osato spiare, ma ormai le dita son più lente del cervello. E il cervello riesce a controllare ogni passo che fanno, ogni tasto che premono, prima che lo premano. Credo che attui una forma di censura inconsapevole. Non mi sento liberato, non mi sento vivo, ci ho perso un po' il gusto. Credo il cervello sia riuscito a portarsi avanti. Ma forse son solo i parassiti. Di notte faccio questi sogni abnormi e angosciosi e strani e inquieti. Credo siano i parassiti. Tutto il giorno o vado di tachipirina o mi scoppia la testa. Che volete che faccia. Ora faccio un esperimento. Qui insieme a voi. Ora bevo e bevo, finché non divento un po' brillo. E poi scrivo. E poi scrivo. E spero che il cervello non riesca più a starci dietro alle dita, che sennò l'anima non può andarsene dove vuole, che quello ha paura. A volte non mi piace stare bene, sembra quasi che non ci hai un cazzo da dire di serio, di decente, di umano. Quando stai male per lo meno sei pieno di tormenti, e puoi quasi far finta di essere qualcuno che conta. O almeno tu ci credi in quel momento, perché un coglione qualunque dovrebbe poter soffrire in quel modo. Giusto? Solo una persona sensibile come me soffre così. Gli altri non capiscono. Gli altri sono stupidi, o cattivi. Tu pure ci credi, a sta gran cagata. E ti senti importante. E sì, in fondo non è così difficile come sembra, star male, non devi fare un cazzo, devi stare lì, e stare male. E' più difficile stare bene. Per stare bene non basta stare fermi. La tua anima lo sa che non stai bene, e ti dice 'dai fai questo, dai vai lì, dai buttati qua'. 'Secondo me dovresti provarci'. Tu però a volte non te la senti, dici, no questo, no quello, no no meglio di no, non puoi permetterti di essere felice, in fondo non pensi di meritartelo. No, in fondo in fondo lo sai che non te lo meriti. Quindi immagini di sbagliare, e che in fondo non val la pena di provare cose in cui non riusciresti, è meglio stare fermo e soffrire. E pensare ci siano stati davvero dei motivi più grandi di te a bloccarti e a frenarti. Tua madre, tuo padre, i tuoi amici, l'educazione, l'ambiente, la chiesa, la scuola, quello stronzo, quella puttana, la tua prima ragazzetta, il tuo primo bacio, la tua unica amata, quella volta che lo sconosciuto ti ha insultato, quella volta che ti hanno rubato il portafoglio, la società, la gente, le regole, l'italia, il paese, il mondo, l'uomo, l'occidente, l'alcol, le amicizie sbagliate, quelle giuste. Tutto è più importante di te, e tu puoi stare lì fermo, ad accusare gli altri, brutti stronzi, e a non fare un cazzo, e a soffrire facilmente. E' la tua realtà, ed è comoda, è comodissima. E io non ho nulla contro questa realtà, figurati. Però

Parassiti

La sambuca, è un ottimo antiparassitario. Ho trovato una scusa per bere: I parassiti.
Ma che fai? Bevi? Son le tre del pomeriggio.
Scusami, ho dei parassiti da sterminare.
Giù un altro sorso. Mai scritto da ubriaco.
Un momento che prendo un altro sorso.
Ho i parassiti, io, lasciatemi fare.

giovedì, febbraio 21

Illuminazioni casalinghe

E dio Cristo, Dio cristo, Dio Cristo, dio cristo.
Ma ci pensate che iniziavo a preoccuparmi
di quello che chiunque legga sta merda
poteva pensare di sta merda?
Oddio. grazie a dio cristo me ne sono accorto in tempo.
Nel senso, a uno che mangia la merda, non è che stai lì a dire:
'mmh oddio, scusami, avrei voluto mangiare meglio ieri sera, così sarebbe stata più speziata, magari ti sarebbe piaciuta di più'
questo lo dici ad uno che ha un bel piatto colmo di merda fumante davanti, e - cucchiaiata a cucchiaiata (o forchetta e coltello a seconda della consistenza preferita e della cottura) - lo finisce, facendo finta di ascoltare i tuoi discorsi su quanto meglio potevi cagare ciò che ha appena mangiato.
Ma insomma, semplificando, sta mangiando merda, ti stai realmente preoccupando di quanto possa piacere?

Per fortuna c'è la diarrea,
a volte, è illuminante.
quasi un suggerimento dalla mia parte più oscura. Insomma come se dicesse: 'molle, liscia, acquosa, consistente, piena, dura, a pallette separate, a pallette unite, a cono, ripiegata, a tronco di sequoia da mezzometroquadri, a spazzola, ad angolo retto, alla angelina jolie, alla jennifer lopez, alla einstein, odorante, inodore, profumante, a scoppio, lenta, con residui, senza macchie, amico mio, sempre merda sono. Non preoccuparti, uscirò sempre, avrò sempre la stessa funzione. Anche se ho meno macchie o sono più gialla' Quindi, per chiudere di merda, io scrivo di merda, voi leggete merda: noi abbiamo gusti di merda. Credo che questo sia chiaro. O almeno lo spero, che ne so io, non sono mica un dottore.

Poi arriva

Poi arriva, e tu...sai cos'è


se ci passi una volta la riconosci..


Lo sai......

cos'è..

Lo sai...

non puoi far finta di niente...


lo stomaco si muove
le budella si torcono
sei a pezzi
sei confuso
il disagio è totale:



diarrea

Dio cristo,
 diarrea.

Analisi categorica

Il mondo si divide in due categorie di persone:



  1. Quelle che dividono il mondo in due categorie.


  1. Quelle che dividono il mondo in categorie.



Quelle felici.

domenica, febbraio 17

Infarti

Stress accumulato chiede di uscire senza patire alcuna forma di ostentazione,
più ci provi più hai,
meno provi meno riesci,

e se poi riesci, c'è un problema.

Metti due punti di vista, come si incontrano?
Come si incontrano se son totalmente opposti.
Dove trovi il terreno comune?
Io
non lo so, è una cosa a cui penso,
qualche volta.
Una cosa a cui non trovo risposta.
Un dubbio che da problemi.

Voi riuscite fanciulli?

Che fate se poi non riuscite? Se i due mondi di due persone sono opposti.
Come fai a far capire che sono opposti e che semplicemente non potete comprendervi?
O magari potete ma non lo volete abbastanza?
Quale è la verità? C'è?
Una verità?
Io,
che ne so.

So che voglio bene alle persone. Ma quando le persone son coglione che bisogna fare?
Dire alle persone che le voglio bene?
O dirle che son coglione?
Quale è la strada giusta?

Se per te un problema non è importante e per un altro è il fulcro della sua vita.

Se tu sfiori questo fulcro con le tue azioni.

Se poi questo fulcro fa star su spine del cazzo questa persona.

E' la persona che non dovrebbe stare sulle spine?
O tu avvicinarti alla sua posizione.
Ed evitargli pippe del cazzo?

Ma tanto le troverà le sue paranoie, tanto le troverà da altre parti, tu lo sai,
ma non glielo puoi dire, a volte è meglio parlare con un muro.

Però se per la situazione vai sulle spine del cazzo pure tu,
perché è questo che a volte si fa,
allora non va bene.

Devi fare un passo indietro, devi stare a distanza, se no ci cadi pure te sulle spine del cazzo, e non è bello.
E non ha un senso.

Poi sai di aver ragione, sai che problemi piccoli diventano problemi grandi solo quando c'è una nevrosi di mezzo. Poi ci sono quelli che si guardano allo specchio e capiscono alcune cose.

E ci sono anche quelli che si guardano allo specchio e non capiscono un cazzo.

E si faranno venire un infarto,
a continuare così.

E non lo capiscono. No. Non lo capiscono.

Però uno poi si fa influenzare da queste nevrosi,
poi reagisce pesantemente a una cosa leggera,
solo perché un altro la prende pesantemente,
poi finisce che l'infarto se lo fa venire pure lei.

Con le spine del cazzo e tutto il resto.

martedì, febbraio 12

Sono al marrone

ai niid scrivere, ecco che viene qualcosa, l'impulso irremovibile di scrivere qualcosa di incomprensibile al popolo, a me stesso e pure a te stesso. Ma tu ci pensi? Che se arriva uno e ti prende il portafoglio, insomma,  ti ha preso il portafoglio? E ci pensi che nel portafoglio ci sono i soldi? Non ci avevi pensato eh? Io però avrei un'idea, un'idea. Perché ci sono anche i documenti in un portafoglio. E credo che non sia il caso di farsi prendere i soldi e i documenti. Così per hobby, Però per hobby. Si potrebbero mettere dei soldi finti nel portafoglio. Soldi finti con cui ci si è puliti il culo. Ora si dovrebbe andare in un posto affollato, e famoso per gli scippi. Comprarsi un cappellino da turista giallo. Degli occhiali da turista blu. E uno zaino da turista grasso. Ora imparate un'andatura da turista scemo. Andate a divertirvi. Avete presente il turista di trainspotting? Quello tutto rosso, lo beccano in bagno e gli rubano tutto. Sarebbe un furto diverso se ci fossero banconote finte piene dei resti liquidi di qualcuno. Sarebbe divertente. Credo che un giorno lo farò.

martedì, gennaio 29

Su, stacci a pensare (adagio, è un po' datato, è un po' lento con pezzi accelerati, gli spazi dovrebbero aiutare)


Ora posso fregarmi come voglio, se voglio finir depresso...
la direzione è quella giusta.
Chiuditi a casa,

scrivi riflessioni.
Non informarti su quello che c'è in giro.
Non andare a lavoro.
Stai a pensare a cosa potrebbero stare pensando gli altri. 
Stai a pensare se quello che dici, se quello che fai,
salverà gli altri, in qualche modo.
Stai a pensare che se uno sta male è una tua responsabilità.

Stai andando nella direzione giusta.

Mangia male. Alzati tardi. 
Non fare nulla.
Stai ore e ore davanti allo schermo. Gioca.
Poi
non richiamare chi ti chiama.
Poi 
convinciti che tutto sta tornando come prima. 
Poi pensa, pensa, pensa. 
Poniti dubbi su di te, rispondi. Dagli fiato, alimentali. Dagli fuoco. Ecco.
Bravo.
Stai andando bene,
ti stai deprimendo per bene.

Forzati di ridere, forzati di essere simpatico, 
cerca
in tutti i modi
di divertirti                        (divertiti cristo..)
e se non ce la fai

                             piangi. 

E se non va
                             distruggiti.


Bravo,
stai andando bene. 

Mettiti ansia.
Pensa a ogni giorno come essenziale per decidere quanto vali...della serie:
o qualcosa succede oggi o non valgo un cazzo. 
Se non succede oggi non succederà domani. 
E se non succede oggi sto male. 
E domani,
starò peggio.
Però...magari qualcosa, 
alla fine..
accadrà, poi non succede niente 
e stai ancora peggio. 
Ogni giorno e ogni momento senza che succeda nulla (cosa?) è una prova del tuo fallimento, una prova di quanto fai schifo, di quanto sei orribile.
Di quanto la gente ti rifiuti, di quanto ti possa rifiutare.
Ogni singolo istante è una prova continua di questo,
uno,
due,
tre.

Eccone un altro. 

E' passato. 

Non è successo niente. 
Bene 
come volevasi dimostrare: fai schifo ragazzo.

Ecco qui. Bravo.
Stai andando bene. 
Realizzazione. Depressione. 
Ahhhh finalmente! So cosa voglio. Senza di quello non potrò stare bene. Contatto continuo e costante 24 ore su 24 ore. Una moglie, due fidanzate, più amanti, mille amici,
tutti mi vogliono bene. molto. ok.
Allora starò alla grande. 

Ma prima no, prima non posso, 
prima, 
sto sbagliando tutto. 
Prima sono sbagliato. Prima faccio schifo. 
Filtro.
Copriti.
Non farti vedere. No, non farlo,
nasconditi. 
Non vali nulla, non mostrare quello che sei. Chiuditi. Chiuditi un po'. 
Bravo. 
Sei sulla strada giusta. 

Vedrai, 
due settimane così e sarai bello depresso.
Vedrai che ce la fai. 

giovedì, gennaio 24

Un tavolo per amico

Premi i tasti sbagliati e avrai una storia sbagliata.

Premi i tasti giusti e potresti avere una storia giusta, ma non è scontato.

L'elemento umano è importante, l'elemento umano devi tenerlo in considerazione.

Tu puoi fare tutto giusto, tutto bene, tutto bello, essere quasi perfetto.
Puoi fare tutto senza dubbi, avere l'anima in pace, la mia idea di quasi-perfezione.
Puoi stare bene mentre fai una cosa, la mia idea di cosa bella.

L'elemento umano, però, non scordartelo
un altro...può non essere d'accordo con te.
E questo è vita. Credo che questo ci mostri la differenza con la morte. Non che uno non è d'accordo con te...no
ma che chiunque può non esserlo, d'accordo con te.

Che chiunque è un centro indipendente di scelte e di azioni, indipendente da quanto tu possa esser stato bene, buono, felice, giusto, quasi perfetto.

E capirlo,

che tu hai fatto bene,                                
                                                capirlo
che tu non potevi far altro,    
                                                capirlo
che a volte il terremoto capita,
                                                capirlo
che a volte qualcuno ha la testa da un'altra parte,                                            
                                               capirlo
che tu puoi controllare te stesso e nessun'altro,
                                               capirlo
che ci sono cose indipendenti da te,
 e se vogliono ti seguono,

e se vogliono

ti abbandonano.

Poi magari alcune cose sono prive di vita, cose che esistono e basta. Il pc esiste, tu schiacci una p, ecco, quello mette una p.
Tu hai il controllo, ma non ti soddisfa vero?

e perché?

beh, pensaci su.

L'elemento umano, l'elemento vita, cambia tutto.
Magari il tuo cane viene da te, se lo chiami, ma non scordarti: è lui che vuole venire da te.
Magari il tuo migliore amico per te c'è sempre.
Ma potrebbe non esserci.
Penso che sia questo che lo fa essere uno dei tuoi amici, uno dei più stretti..
che c'è sempre, si, ma soprattutto che potrebbe non esserci mai.

Quel che non si fa, spesso, e più importante di quel che si fa.

Immaginati il tuo migliore amico come un tavolo, lui è lì, lui ti ascolta, lui non ti giudica, lui non ti fa domande, c'è sempre per te.
Si.
Del resto non potrebbe non farlo,
c'è non perché vuole, ma perché non può volere il contrario,
ed è una cosa magra, è una cosa vuota.

Una delle cose belle per chiunque è sapere che chiunque gli stia attorno, lo sta scegliendo.
E questo rende tutto

insicuro, incerto, labile, flessibile, instabile, momentaneo, vivo

spesso più vivo di quanto una persona possa sopportare.

Se volete sicurezze, se volete essere certi che non sarete traditi,
che non sarete delusi,
che non sarete abbandonati.

Se volete qualcuno che ci sarà sempre,
che non se ne andrà mai,
che vi vorrà sempre bene,
sempre allo stesso modo.

Se volete queste sicurezze, se volete questa vita, vuota ed atroce.
Se volete un mai o un per sempre.
Se volete un lui che è così, che non lo farebbe mai.
Una lei che è così, che lo ha già fatto e lo rifarà.
Se volete assolutamente. Se volete per certo.

Prendetevi un tavolo.
Dategli un nome. Parlateci.
Fatene il vostro punto fisso, il vostro fedele amico, il vostro amico morto.

Non vi abbandonerà mai. Ve lo posso assicurare. Mi ci gioco la testa.

Del resto non potrà mai farlo, e non potrà mai non farlo.

Vedrete, fidatevi di me...vedrete che sarà sempre vostro.

E vedrete...vedrete..

morirete per sempre, felici e contenti.

lunedì, gennaio 21

Se forse dovrei


Devi questo. Devi quello.
Devi molto. Devi poco.
Devi. Devi. Devi devi.
Ma devi cosa? Ma devi a chi?
Ma perché devi? Ma che devi?

Ma di che stai parlando?

Devo fare questo, devo fare quello, devo andare lì, devo studiare, devo suonare, devo stare bene, non devo stare male, devo stare male, non devo stare bene,
dovrei stare male, dovrei stare bene.

Però. Ma. E se. E se poi.
Ma pensa se.
E se. se. se poi....Se succede...

Dovrei. Potrei. Forse è meglio. Così non va bene. Così va male.
Sei poco diretto. Sei troppo diretto. Sei non sei. Non sei sei. Non sei abbastanza.
Sei troppo. Sono poco. Dovrei essere più. Non dovrei essere così.
Non mi aspettavo di. Pensa te che io ci tenevo, e invece.
Non sei stato giusto, non sei stata giusta. Non son stato.

E' giusto
sbagliato
vero
falso.

È così. Non è così. Questo è
assolutamente questo. Quello è
assolutamente quello. Questo è
assolutamente quello. Quello. Quello è. Ma poi. Se poi.
Io no, però è per principio.
Non è questo, è per principio.
Non è successo nulla, ma metti che.
Si è vero, è andata bene, ma se...

parole parole parole

ipotesi ipotesi ipotesi

ridondanti ridondanti ridondanti

quasi

tutte tutte tutte

le le le
frasi frasi frasi
che che che

iniziano con quelle parole
sono ridondanti dondanti danti ti
dicono più o meno tutte

la stessa cosa

esprimono più o meno tutte
lo stesso concetto

qualcosa è andato come non doveva andare

il punto è che
le cose non devono andare proprio da nessuna parte
le cose non devono e non non-devono
fatemi un favore, fatelo a tutti
fatelo a voi stessi
se mai iniziaste una frase con quelle robe
bloccatevi, pensateci, cambiate robe
o meglio
cambiate discorso
tanto in fondo in fondo, dopo molti labirinti,
quando andate al dunque, 
vi state giustificando
in qualche modo pieno di ingenuo ingegno si,
ma sempre giustificando
mica altro

facciamoci un favore

vi prego. qualche volta stiamoci zitti

domenica, gennaio 13

Semplicemente scemo

Non sono ispirato.
Ovvero, non sono triste.
Ovvero, non sono felice.
Ovvero, non sto provando nessuna emozione particolarmente intensa.
Ovvero, sono apatico.
Quando sei apatico, apatia trasmetti.
Cioè sapete.. se sei apatico e tu lo sai batti le mani (ma non con troppa foga).
Sono apatico, e sono insonne. Lo schermo bianco e scintillante e per nulla fermo per quanto si impegni a farcelo credere è stancante per gli occhi, gli trasmette tutti i suoi frizzanti 60hz.
Che poi 60hz
frequenza
giri al secondo.
L'immagine appare e scompare 60 volte ma a noi(bruttabagassa) sembra ferma.
Il nostro occhio però, lo sa, lo sa,
che non è ferma.
E impazzisce di conseguenza.
Poi vai a letto, e sei schizzato. Chissà perché..
Ora non prendete sul serio la storia dei 60hz.
Cioè, non lo so come funziona, ma mi sembra plausibile.
Poi aggiungici che hai ritmi che neanche gesù cristo prima di risorgere

(era morto, i morti sembra dormano tutto il giorno, almeno secondo alcuni studi scientifici, gli altri dicono che riposano gli occhi per metà della giornata, e l'altra metà invece dormano).

Se poi ci aggiungi che fumi e bevi. E molto.
Si capisce qualcosa.

Giornata tipo post-sbronza. Qui a cagliari, il mio luogo di villeggiatura, si tratta di un giorno si e uno no. Esclusi i week-end.

Sveglia alle 5, del pomeriggio. Ti alzi. Sei in piedi. Trascini il tuo corpo verso la cucina, fai colazione, la solita. Una merda, latte e caffè, molto zucchero. Per darti il minimo di energia per accendere il pc. Vai al pc, l'energia da zucchero lentamente sparisce. Il giusto tempismo per permetterti di vegetare come i migliori zombie per duetre ore. Ceni. Esci. O non esci. Bevi. Fumi. Ultimamente che ti va bene o che ti va male o che non ti va proprio, fai tardi. Ah, se è andata bene, sei riuscito a fare un pasto decente, altrimenti un cazzo di paninokebab e roba simile. Sveglia alle 4 del pomeriggio. Stai migliorando.

Apatia hai, apatia trasmetti. Spero di trasmettervi stanchezza, stanchezza di questi ritmi.
Sapete, c'è un punto dell'esistenza dove non ne hai più voglia di fare il ragazzino.
E vuoi alzarti presto, e vuoi vivere la mattina, o perlomeno assicurarti che il sole è uscito davvero, che non si sa mai. E vuoi studiare. E ti senti pronto per lavorare, per staccarti finalmente dalla flebo finanziaria dei tuoi, che diciamocelo,
la tengono accesa troppo a lungo.

Ecco.

Eppure,
alle 5,
sei al pc,
e scrivi
non perché ti va, e non perché hai qualcosa da dire.
Per noia. Lo fai per noia.
Bah, questo vorrà dire che per quanto mi senta pronto sono ancora ragazzino?
Che ancora le 5 della notte mi soddisfano più delle 7 della mattina?
Che bere finché il fegato è giovane è una cosa doverosa?
Che non riuscirai mai a cambiare ritmo perché sei semprestatocosìeperchédovreiriuscireacambiareproprioadesso?
Mah, secondo me vuol dire che sono semplicemente scemo.
Però ecco, sai, ti sei risolto la vita passata in un mese.
Ti stai preparando il trampolino per quella che viene, per la futura,sai..il presente di dopo.
E ne hai fatto di passi.
E ne hai buttato giù muri.
Ecchecazzo.
Ti manca qualcosa, anzi molto, ma non ti puoi rimproverare.
Felicità, tristezza, egoismo, altruismo, dare e ricevere, commozione. Le senti tutte vive, tutte belle.
Hai provato una specie di misto strano dove non sai se sei più felice o più triste.
Felicità e tristezza si mischiano insieme e non sono più distinguibili, è una figata della madonna, per essere profondi.
E per essere volgari, è come se la felicità e la tristezza facessero sesso bello,
sesso innamorato,
e non si distinguessero più...non so...spero che lo abbiate provato, o che lo proverete.
Vale una settimana di vita.
Però certo, c'è tanta strada, anzi, lo sai che è infinita,
è una fortuna
che ora stai attento ai metri successivi.
Quelli percorsi non ti preoccupano più, sai che li tieni in te e nulla te li toglie,
e nulla potrà cambiarli.

Però diocristo ragazzi, l'ego
è tosto. Una brutta bestia.
E non accontentarsi, a volte, è difficile.
Però per fortuna, son stato al jko, che mi mancava come luogo, e ho visto la ccc, e ho visto gente che mangia merda tutta la settimana per potersi permettere la bottiglia di vodka lì al tavolo

scusaquantocosta la bottiglia?
centoventieuro,
graziemagaricipensomagarificcatelanelculo,

e insomma ho visto quanto uno può accontentarsi, di se stesso,
e vi dirò che non mi va poi tanto.
Spero di rimanere così, un po' fuori, un po' nel mio mondo.
Spero che la malinconia ogni tanto mi tiri le orecchie, e mi dica di non fermarmi.
Spero che la presunzione se ne vada a poco a poco.....e che riesca a vedere ogni persona come una persona reale, in tutto il suo mondo incomprensibile, che non è tanto facile farlo.

Che a volte si tende a scambiarle con i propri pensieri, le persone,
e dopo un po' (cristo 24 anni) l'ho capito questo, l'ho capito davvero.

E di questo solo una persona posso ringraziare.
E lo faccio,
a modo mio,
essendo quello che mi ha dato,
essendo lei, in certe cose.
E' il modo in cui la ricordo, il modo in cui le dico
cazzoquantotivogliobene e cazzoquantomihaifattobenetunonnehaiunidea

E credo che sia il modo più bello di ringraziare una persona.
Che poi non lo credo io, lo credeva Lorenz.
Ed è una cosa bella.

Davvero.

martedì, gennaio 1

Felice anno nuovo(molto adagio)

(molto adagio, come in musica, le pause, sono molto lente, ogni virgola è una lunga virgola, ogni punto è un finale, ogni parola è lenta, ed è pesante)

E' il primo dell'anno, è passato

un anno.

è passato 

qualcosa, qualcosa no.
Qualcosa è rimasto fermo,

immobile

Sempre qui.
.
Qualcosa mi lascia una malinconia orribile e mi prende a calci.

lo farà sempre...

e resterà lì,

ad aspettarmi.

Ogni volta che mi capiterà di distrarmi troppo...
di pensare che sono felice, che sto bene, che sono sereno...
che la vita è a fiori, è rosa, è bella, è pulita.

Ogni volta che mi capiterà di pensare che

se una cosa la senti


è vera,

rimarrà,

e resterà con te per sempre.

Ogni volta che penserò

che se una cosa la sento io,

la stanno sentendo anche altri.

Ogni volta che mi perderò negli occhi più blu del mare,

o più scuri della terra.

Ogni volta mi tirerà le budella.

Me le strapperà.
Per chiamarmi.

Mi dirà ehi bello, lo sai che te lo stai inventando?

Lo sai che non esiste?
Sarai mica diventato scemo?
Non ti ricordi più? Aspetta

...ti aiuto io.

Inizierà a scavare, dallo sterno,
verso l'alto, e a sinistra,

in basso.

E qualcosa ricorderò,

poi
aprirà un po' di più, allargherà la pozza di lacrime,

e ricorderò tutto. E mi ricorderò..

da quella pozza ci sono passato.
da quella pozza,
se ci passi,

ci rimani bagnato.

non puoi più credere che non esista.

Non puoi far finta che ci sia la strada,

non puoi far finta che sia liscia.

. E ogni volta che ne sentirai l'odore... anche da lontano...

Ogni volta che ti sembrerà di poterti bagnare... anche di due gocce...

Ogni volta sarà un calcio nello stomaco.

Ogni volta
le budella
gireranno.
E ti faranno male.
E ti faranno piangere.
E ti faranno invidiare.
E ingelosire
E impazzire

E scrivere

lacrime

amare.