domenica, maggio 26

Oltre il pozzo

Incredibilmente rabbioso non capisce più dov’è il mare e dov’è il cielo. Chi è la madre chi è il padre. Cos’è maschio e cosa è invece femmina. Ma chi sei,   tu chi sei? Tu che mi guardi con occhi allegri e poi tristi, prima sereni e poi disperatamente nostalgici. Chi sei tu? Ammazzami in questo fiume di vetro che mi taglia ogni fiaccola di energia sparita. Ammazzami tu, che ne hai la possibilità. In quale paese vivi? In quale vita nasci? In quale vita esci? E poi soprattutto la morte,  a trovar te, o a trovare noi, che ci alziamo nell’ombra serena di un fanciullo impaurito. Secondo solo al suo battito immenso di un cuore che pompa solo sangue fresco e nuovo,   e note volano in strappi di lasciti vani. E che fai fratello. E cosa sei sorella. E tu amico mio dove pensi di andartene? E tu amica mia mi hai mai amato? E tu compagna mi hai mai voluto bene? Dove sono gli opposti? Dov'è il punto di arrivo? Dov’è il punto dove inizi a capirci qualche cosa. Io non lo trovo, destriero. Io non lo trovo, il mio cavallo, che mi porta dritto e sicuro oltre il pozzo. Il pozzo. E non trovo un cavaliere, ne una dama, ne un cavallo. Nemmeno il re e la regina. E non trovo nulla, e dico basta, quando già non ce n’è più. Che dici basta a fare? E io che ne so, non mi capisco. E se mi capisco, mica c’ho le palle. E se c’ho le palle, mica voglio usarle. Che mi basta una gioventù bruciata e una sigaretta succhiata per riprendere il varco verso l’inferno dell’anima. E l’anima brucia e salta e svampa amore, e tu lo blocchi, perché la gente è cattiva tesoro, la gente è cattiva.