lunedì, marzo 4

Indottrinamenti

Quando avrò una bambina
                                                     - o se mi va male un bambino -
non le racconterò mai                    
                                                     - e appenderò la madre a un gancio per maiali 
                                                        a testa in giù se lo farà -
per nessun motivo al mondo
una fiaba che finisce con: 
'...e vissero per sempre, felici e contenti.'

sabato, marzo 2

Questo pensare

Mi son dimenticato come si pensa.
Mi son dimenticato come si pensa.
Ho letto un pezzo di un libro, in questo libro, su questo pezzo di questo libro, questo autore che ha scritto questo pezzo di questo libro, ha pensato con la sua testa di autore che ha scritto questo libro, nonché questo pezzo, che questi periodi, e con questi periodi non intendo questi questi, ma intendo quei periodi dove visse questo autore che scrisse questo pezzo di questo libro del quale vi sto parlando proprio in questo momento. Questo autore, dicevo, con questa sua testa, pensava, pensava, pensava. Quindi rifletteva su questo e su quest'altro. E questo sta lì che riflette, passeggiando vicino a questo fiume di nome Danubio, e ad un certo momento, pensando e riflettendo, capisce questa cosa, di cui fra qualche momento a partire da questo momento, vi parlerò. Capisce che questo uomo occidentale comodo in queste comodità, questo uomo che guarda un sacco di questa cosa che si chiama televisione, ed è bombardato da queste ore di questa pubblicità. Questa pubblicità in generale. Questo uomo cerca sempre questo o quest'altro, questi stimoli nuovi, e continuamente nuovi, questi stimoli che perdono questo valore interno che prima avevano in sé. Questi ora rimanendogli solo questa caratteristica di novità, questo valore di cambiamento continuo. Questi stimoli sono cose apprezzate in quanto nuove. Appena invecchiano queste cose, non sono più apprezzate da questo uomo. Il valore di questo stimolo non è questo stimolo ma è che lo ha davanti da meno di 60 di questi secondi. Ci siamo capiti su questo? Ecco che questo uomo, perde questa capacità che aveva di pensare, questo riflettere. Questo uomo, secondo questo autore di questo pezzo di questo libro, ha paura di pensare, preferisce questa pubblicità incessante pur di non stare solo con se stesso. Questo autore che ora vi sta scrivendo queste righe. Questo io, si sta rendendo conto di questa cosa: ha dimenticato come si pensa. Sta imparando questa cosa di nuovo. Questo io, quando ri-imparerà a pensare ci tiene a farvi notare che avrà terminato questo senso di questo piccolo pezzo. Questo è un auto-augurio dell'io di questo pezzo. E questo pensare, come questi filosofi di cui parlano tutti questi altri, non è questo male male alla fine di questa storia.

venerdì, marzo 1

Le palle di dio(parte 2)

(...però) ho tanto contro chi non si rende conto che se la sta scegliendo. Ho tanto contro chi non lo capisce. Contro chi davvero ci crede a quello che si sta raccontando. Contro chi dice 'E' colpa della società'. Ma fanculo, testa di cazzo, sei tu, tu solo, solo tu. Società un paio di palle. Mi piacerebbe solo che si avesse il buon senso di prendersi la responsabilità delle proprie scelte. Invece che dare la colpa agli altri. Ditelo, che non avete le palle. Ditelo a voi stessi. Vivete meglio. Magari scoprite semplicemente di non avere ambizioni. E chissenefrega. Buon per voi, non dovrete farvi un culo così. Però non venite a lamentarvi che è colpa del trauma che avete subito in infanzia se ora siete così - quando avevate due anni e tre mesi e dodici giorni ed eravate felici e spensierati e innocenti e proprio allora avete visto due papere che si scopavano un orso. Fanculo. Siete voi che siete così. E va bene. E si è tutti belli quando non si fa finta di essere chi non siamo. Quando non proteggiamo la faccia dietro scuse di merda. E dietro maschere di merda. Cazzo, sei timido/stronzo/presuntuoso/viscido/puttaniere/superficiale. Si-i-lo dio cristo, non ti uccide nessuno. Però abbiate le palle di capire che siete quello che volete essere, qualsiasi scusa poi vi inventiate per giustificare l'essere quello che volete essere. Ma forse vaneggio, forse do troppo potere all'uomo, in fondo ognuno è quel che è. Si può cambiare davvero? Non so. A volte me lo chiedo. A volte mi chiedo se son cambiato davvero. O se resto sempre il solito stronzo. Ma non stavo parlando di me, perlomeno non in maniera così diretta. Uno, per la mia personale opinione, può essere esattamente quello che è, e stare da Dio. Finché non cerca di essere diverso. Finché non inizia a scusarsi per come è, con se stesso prima di tutto. Se smette di dire sono fatto così, e inizia a dire ho fatto così. Finché non scarica responsabilità ad altri, quando riguardano solo se stesso. Insomma mi avete capito, prendetevi le palle in mano e dite che siete così come siete perché in qualche angolo del vostro cervello di merda solida geometrica (quindi con molti angoli) lo volete essere, non abbiate paura di esserlo. E perché poi? Aver paura di essere qualcosa vi ha mai aiutato? Vi ha mai non-fatto essere la cosa di cui avete paura di essere? Vi ha mai fatto essere quello che pensavate di voler essere? Io non credo. Credo vi abbia solo fatto sentire più cretini. Io solo una cosa posso aggiungere, a parte che il prossimo post lo scrivo da ubriaco [questo risaliva alle 4.30am del 28/2/2013, N.d.W.] perché non ce la faccio più a sentire i consigli di mistersotuttoio qui dietro al centro dei miei occhi: che siete esattamente quel che volete essere in ogni momento. E' che magari non lo sapete cosa volete essere. Ma lo siete, senza se, e senza ma. Magari impazzireste, magari sarebbe più divertente, ma ci vogliono energie, e anche lì bisogna essere decisi. E siamo una massa di amebe umane, riconosciamolo. Siam così pigri che piuttosto di andare fin dall'altra parte della stanza per indossare la camicia di forza, preferiamo direttamente non impazzire.